Archivi del nuovo | 2002 | N. 10-11

Scopo del presente studio è rintracciare il sentiero nascosto che, nella produzione di Betocchi, conduce al “Giardino di Susanna”, e interrogare le varianti redazionali dei vari componimenti, in modo da poter meglio definire i contorni vetero-testamentari della raccolta e precisare il senso di disorientamento dell’io e l’azione destabilizzante dell’eros. La ‘pazienza’ cristiana non sarebbe un dato acquisito in partenza, ma appare piuttosto una sofferta conquista attuata nella redazione a stampa mediante un dettato impersonale, in una costruzione dell’immagine di sé che oblitera la componente privata, esistenziale.

Oggetto dell’articolo di Federico Francucci è un’analisi metrica di “Salutz”, raccolta pubblicata da Giovanni Giudici nel 1986. Nell’ambito di tale analisi si tenta di descrivere un ‘percorso metrico’ giudiciano. L’influenza del sonetto su “Salutz” risulta consistente, se si accetta la trasformazione del codice metrico tradizionale sia nell’uso di versi di misura differente sia nel numero eccessivo di rime.

Dalla pubblicazione dell’inventario della biblioteca del nonno di Ippolito Nievo, Alessandro, di cui si dà pubblicazione, emerge una raccolta bibliografica indicativa del gusto di un’epoca che acquisiva il mondo classico e quello settecentesco, con uno specifico interesse, oltre che per la storiografia, per la scrittura drammatica e l’Ottocento romantico d’oltralpe. Con appunti sulla presenza delle case di famiglia nell’opera nieviana e sulla ricezione del romanzo nelle biblioteche di famiglia del secondo Ottocento.

Si dà notizia dell’acquisto, da parte dell’Istituto, di un gruppo di testimoni inediti, contenenti 32 lettere scritte a Carducci dal 1872 al 1880 da Carolina Cristofori Piva, definita dal poeta il solo ‘amore vero intiero intelligente profondo’ della sua vita. Le lettere ci introducono nel cuore della ‘liaison’ amorosa e consentono di colmare vuoti e lacune della silloge già nota.

Nell’attività letteraria di Vincieri sono individuabili due grandi direttrici operative: una spinta in direzione del semplice, mediante lo snellimento dei meccanismi descrittivi e l’essenziale costruzione dei caratteri e, nella scelta e nel trattamento dei contenuti, l’individuazione di un comune denominatore etico e religioso, di matrice stoica. La scelta di siffatti contenuti induce l’autore a fare uso dell’allegoria, senza che la narrazione riveli una piena dipendenza dalla meccanicità teleologica propria delle costruzioni allegoriche tradizionali.

Sul versante della scrittura per l’infanzia la produzione di Michele Vincieri occupa uno spazio temporale di cinque anni, che coincidono con quelli del sostanziale rinnovamento della letteratura per l’infanzia del nostro paese. Ne “Le confessioni dell’Orso Gregorio” e ne “Il Magnifico Ortensio” la necessità dell’impegno è costantemente accompagnata dalla dimensione umoristica, nella convinzione che i messaggi di maggior interesse possano essere veicolati dal linguaggio dell’ironia.

L’operatività degli artisti santarcangiolesi risulta estranea alle battaglie che hanno coinvolto la scena dell’arte italiana e internazionale; centro della loro attività è stato un realismo indirizzato a saldare, nell’immediato Dopoguerra, il sentire individuale con quello della comunità d’appartenenza e una tensione verso l’arte applicata.

Se lo scopo di molti autori neorealisti del cinema italiano fu di dare voce e immagine alla provincia e al mondo rurale, l’attrazione di Roma, con il suo cosmopolitismo ‘al naturale’ e la sua asprezza verista, fu spesso irresistibile. Si sviluppa così, negli artisti santarcangiolesi, un amore-odio per le terre lasciate: tuttavia la loro modernità risiede nel non tradire mai la memoria della provincia.

Contenuto dell’articolo è il ricordo di quanti, provenendo da una cultura cinematografica classica, si confrontavano con la televisione degli anni Cinquanta con i suoi limiti artistici e il forte controllo censorio a cui era sottoposta. Si descrive la storia come veniva raccontata nei primi venti anni della televisione, abbandonati i condizionamenti del retaggio fascista, con esperimenti, a latere, di episodi di fantascienza e di fantastico.

Ricordo di Giorgio Calisesi e presentazione del suo ultimo libro “Il canale, il mare, un Paese”, il cui titolo risponde alle scoperte metafore della Cesenatico che l’autore ha sempre narrato. La metafora del mare si lega inoltre ad un discorso politico, al socialismo umanitario, laico e libertario che ha contraddistinto la vicenda biografica dell’autore.

Franco Antonicelli viene ricordato non solo come bibliofilo di classe e lettore onnivoro, ma anche come insolita figura di intellettuale, capace di unire il gusto per la letteratura, la passione per l’impegno civile e l’interesse per le attività culturali da far conoscere agli altri.

La rubrica contiene le seguenti notizie: “Aggiornamento 2003-2004”; “Stage di poesia”; “Giornata di studio per Gino Montesanto”; “Mostra ‘Satira è vita’”; “Nuove acquisizioni”; “VI edizione Premio Moretti”; “Progetto ‘Case di scrittori in Romagna’”