Antologia Vieusseux | 2018 | N. 70

L’Editoriale è dedicato ad uno dei tanti momenti in cui il Gabinetto Vieusseux, nel corso della sua storia, diede spazio ad un animato dibattito culturale. Si ricorda, infatti, la polemica, sorta intorno alla pubblicazione nel 1909 del romanzo di Filippo Tommaso Marinetti “Mafarka le futuriste”, tradotto in italiano l’anno seguente.

Il saggio ritorna sul confronto tra il “Werther” di Goethe e l’ “Ortis” del Foscolo, dando particolare importanza alle complesse vicende editoriali dei due testi. Viene richiamata l’attenzione sulla prima edizione in lingua italiana del “Werther”, stampata in svizzera, e l’edizione zurighese dell’ “Ortis”. Entrambe le opere – sottolinea lo studioso – contribuirono a determinare il romanzo epistolare ottocentesco e proposero modelli nuovi nel modo di concepire l’amore, la vita, la morte.

Con lo scopo, tra gli altri, di far compiere al lettore un viaggio a ritroso nel tempo, l’autrice prende in esame un ‘corpus’ di lettere che un suo trisavolo, Samuel Ambron (1816-1888), scrisse alla moglie, Elvira Lampronti, per ragguagliarla sul suo viaggio di lavoro, in diligenza, da Firenze a Torino e Milano, passando per Bologna, Modena e Reggio Emilia dove vivevano alcuni suoi familiari. Le lettere si trasformano così in una vera e propria cronaca diretta dell’itinerario percorso, riportandoci l’eco non soltanto dei legami familiari ma anche osservazioni sulla vita quotidiana e sulle attività commerciali delle comunità ebraiche di volta in volta visitate.

Il contributo di Niccolò Lucarelli si sofferma su una pagina particolare della vita di Kurt Erich Suckert (da 1925 Curzio Malaparte): la partecipazione, quale giovanissimo volontario, alla prima guerra mondiale. Dell’esperienza ci restano alcuni scritti come i resoconti pubblicati nel 1915 dal periodico “La Patria” e lo scritto “la rivolta dei santi maledetti” in cui Malaparte si scaglia contro le responsabilità dei comandanti e condivide con gli altri soldati italiani la sensazione di essere stati traditi dal Paese.

Rimediando ad un vuoto storiografico, lo studioso ricostruisce i momenti salienti della biografia e della carriera di Tito Petralia, personaggio di spicco della storia della musica italiana, specialmente radiofonica, a partire dagli anni Venti del Novecento.

Il testo propone una rielaborazione dell’intervento tenuto in Sala Ferri in occasione della presentazione del libro di Francesco Pappafava, “Scritti e interviste 2000-2013”, a cura di Giovanna Dolcetti.