Antologia Vieusseux | 2015 | N. 63

L’Editoriale si apre ricordando, sia pure in maniera sinetica, le numerose mostre allestite presso il Gabinetto Vieusseux sin dai tempi della direzione di Alessandro Bonsanti e presenta le ultime esposizioni: “Un palazzo e la città” e “Da Rosai a Burri percorsi inediti tra le collezioni fiorentine”.

Il saggio richiama l’attenzione su un tema poco esplorato dagli studi sul Gabinetto Vieusseux, cioè gli articoli di medicina pubblicati nell’ “Antologia”. Viene così dato rilievo alla figura di Emanuele Basevi (1799-1869), medico livornese e collaboratore del giornale dal 1822 al 1829, che ebbe un ruolo di primo piano anche nella vita culturale della sua città.

La studiosa mette in rilievo l’originalità della presenza femminile nella scrittura alvariana sulla Grande Guerra. In essa, infatti, a differenza di quanto avviene per altri autori, che si soffermano piuttosto su un ruolo-cammeo della donna, ‘la femminilità è parte integrante e insostituibile di una peculiare prospettiva sul conflitto’.

La studiosa si sofferma sulla figura di Amelia Rosselli -madre di Aldo, Carlo e Nello – e ne indaga sia la dimensione familiare, sia le relazioni sociali. In particolare mette in luce l’affettuoso rapporto di amicizia con Laura Orvieto che si mantenne inalterato anche quando, in tarda età, la Rosselli si rifugiò con nuore e nipoti negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali. Viene anche preso in esame un gruppo di lettere, conservate presso il Gabinetto Vieusseux, in cui le due amiche, durante gli anni dell’esilio, continuarono le loro conversazioni fiorentine, incentrate prevalentemente sull’educazione dei figli e delle giovani generazioni.

Lo studio propone un’attenta rilettura degli esordi poetici di tre autori del Novecento: Betocchi, Luzi e Caproni. Nella prima parte l’attenzione è richiamata su Betocchi di cui viene immediatamente sottolineata la piena adesione alla fede che sostanzia di umiltà il percorso umano e letterario del poeta. Vengono quindi prese in esame le poesie raccolte in “Realtà vince il sogno” (1932).

Viene qui indagato il complesso rapporto che lega la scrittura di Sciascia alle sue amate letture filosofiche ed al pensiero espresso da autori sia francesi che spagnoli. E se la Francia costituisce, per Sciascia, il ‘paese dell’anima’, così come si evidenzia in modo tangibile nella vicinanza al poeta-filosofo Paul Valery, a unire lo scrittore di Racalmuto alla Spagna sono anche le radici familiari che si intrecciano a una precoce conoscenza della cultura spagnola. Il risultato è quella ‘vocazione a modulare trame narrative e scrittura saggistica’ che costituisce la cifra peculiare dell’opera di Sciascia.

Viene riportato il testo letto in Sala Ferri il 1° ottobre 2015 in occasione della presentazione del Fondo archivistico di Rodolfo Paoli, illustre germanista e musicologo.

Viene riportato il discorso del Presidente della Giuria del Premio Laura Orvieto 2015 in occasione della cerimonia di premiazione svoltasi in Sala Ferri il 18 novembre dello stesso anno.