Antologia Vieusseux | 2008 | N. 40

In apertura del fascicolo, Gloria Manghetti annuncia la nascita di una nuova sezione della rivista, “Dalla Sala Ferri”, nella quale verranno raccolti testi di conferenze, presentazioni di libri, interventi critici ospitati nella cornice dell’omonima Sala presso il Gabinetto Vieusseux.

Secondo l’interpretazione dell’autrice del saggio, il Tempio di Minerva Medica, commissionato intorno al 1820 dall’illustre chirurgo e docente universitario Andrea Vaccà Berlinghieri all’architetto Ridolfi Castinelli e di cui viene qui data una dettagliata descrizione, venne fatto erigere, oltre che in onore della memoria del padre del medico, anche per un altro scopo. Scartata l’ipotesi di una lettura in chiave massonica e iniziatiica del Tempio, infatti, la Panattoni ipotizza che l’edificio avesse una destinazione d’uso affine a quella di una sala o teatro anatomico ad uso privato.

Il bolognese Antonio Basoli (1774-1848), decoratore, ornatista, scenografo, come molti altri artisti del suo tempo, prese spesso spunto per i suoi dipinti dalla letteratura. In particolare, nel saggio viene presa in esame la sua passione per il romanzo gotico, diffusosi tra il 1760 e il 1820, che portò Basoli a progettare, sia pure senza poi realizzare, alcune illustrazioni – come quelle per il romanzo ‘Il talismano’ di Walter Scott – indulgente al genere ‘pittoresco’.

Il saggio si incentra sull’interessante figura di Jane E. Benham Hay, una delle numerose artiste anglo-americane giunte in Italia nella seconda metà del XIX secolo. Di temperamento impeuoso, insofferente, la Hy fece ben presto parlare di sé per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali che le alienarono molte simpatie, specie quando abbandonò il marito, l’artista William Milton Hay, per il pittore Francesco Saverio Altamura (da cui avrebbe poi avuto due figli). Della numerosa produzione della Hay, si conservano oggi solo poche tele. Tra queste ‘England and Italy’ (1859) e ‘A Procession in the street of Florence’ (1867) che offrono l’occasione all’autrice del saggio di esaminare lo stile dell’artista e le influenze su di lei esercitate da George Eliot.

L’intervento di Maddalena Mancini propone la rilettura che dell’ ‘Antigone’ di Sofocle fecero tre autori completamente differenti e lontani l’uno dall’altro: il tragediografo italiano Alfieri, il poeta francese Reboul, il filosofo danese Kierkegaard. Nonostante le diversità, il saggio individua la linea comune alle tre letture, cioè la risondenza al contesto in cui la tragedia viene riscritta. Antigone diventa, così, esempio della volontà di non piegarsi a nessun compromesso in Alfieri, una figura che incarna l’inquietante irrazionalità tanto cara ai Romantici in Reboul, mentre in Kierkegaard assume i tratti dell’individuo moderno: disarmonico, scisso, contradditorio.

Raffaella Cavalieri si propone di esplorare, nel suo intervento, i significati assunti dal ‘viaggio letterario’. Se come primo esempio di questo modo nuovo di rapportarsi al paesaggio può essere citato l’itinerario compiuto da Petrarca sui luoghi virgiliani (mentre sulle orme proprio del Petrarca fu lanciata la moda del viaggio a Valchiusa tra XVI e XVII secolo), il vero rinnovamento del modo di guardare al paesaggio, letto attraverso il filtro della letteratura, risale alla metà del Settecento. Ne costituiscono esempi illustri la Svizzera della ‘Nouvelle Héloise’ di Rousseau, l’Italia – specie il Casentino – di Dante. Particolare tipo di viaggio letterario può essere considerato invece quello che si spinge a incontrare un autore vivente.

Dopo essersi soffermati sulla figura di Fosco Maraini e dei suoi poliedrici interessi, ripercorrendo i momenti salienti dell’alpinismo tra gli anni ’20 e ’50 del Novecento, il testo dà conto della consistenza della Biblioteca Orientale e della Fototeca dello stesso Maraini, acquisita dal Gabinetto Vieusseux nel 1997.

L’intervento richiama l’attenzione sulla figura di Lucio Piccolo, uomo di antica nobiltà e di rara cultura, cugino di Tomasi di Lampedusa, corrispondente (e traduttore) del poeta William Butler Yeats. Se ne ripercorrono le relazioni umane e letterarie, a partire da quella con l’autore de ‘Il Gattopardo’ e con Eugenio Montale, che divenne il suo ‘sponsor’ in occasione del Convegno di San Pellegrino del 1954. Sullo sfondo i luoghi siciliani ‘di famiglia’ e l’immagine della Torre, ispirazione comune al poeta e all’amato Yeats.

La nuova rubrica della rivista, ‘Dalla Sala Ferri’, viene inaugurata da una raccolta di testi letti il 18 giugno 2007 al Gabinetto G.P. Vieusseux nel corso di una commemorazione dedicata a Enzo Siciliano a un anno dalla scomparsa.

La sezione ospita il testo della presentazione tenuta in Sala Ferri da Elisa Debenedetti del volume ‘Prima di piantare datteri’. Giacomo Debenedetti a Roma (1944-1945) di Marcello Ciocchetti.