Antologia Vieusseux | 2007 | N. 37-38-39

Nella “Premessa” si dà conto di come il ricco e variegato Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux abbia accolto nel 2004 le carte e i libri del compositore Carlo Prosperi. Primo momento di valorizzazione del Fondo Prosperi è stata la tavola rotonda “Carlo Prosperi e il Novecento musicale a Firenze” (14 giugno 2005). Il volume qui presentato costituisce il risultato di una ricerca a tutto tondo che vuole andare al di là dell’occasione celebrativa e dare spazio a un discorso critico attraverso “vie talvolta inedite o aleno parzialmente nuove”.

Roman Vlad traccia un rapido ma efficace ricordo di Carlo Prosperi.

Viene data una descrizione della consistenza del Fondo Prosperi e della sua articolazione.

La nota biografica dà conto dei momenti salienti della vita e dell’attività di Carlo Prosperi.

La seconda parte del volume si apre con un’ampia ricostruzione della produzione artistica di Carlo Prosperi, partendo dal legame con il maestro Luigi Dallapiccola, “ineludibile e costante termine di riferimento” nella sua vita.

Corredano la seconda sezione del volume 58 schede che censiscono la produzione musicale di Carlo Prosperi.

La sezione viene completata da 7 schede relative alle opere didattiche di Prosperi.

Curata da Ilaria Papa, viene qui riportata la trascrizione dell’ “Epistolario” Luigi Dallapiccola – Carlo Prosperi. Nonostante la maggior parte del carteggio tra i due risulti perduta, da quanto rimane è possibile ricostruire il dialogo ininterrotto tra Maestro e allievo che assunse sempre più i contorni di un’amicizia tra pari, basata sull’affetto e sul comune sentire spirituale e morale. La prima lettera è datata 25 novembre 1942, l’ultimo “pezzo” dell’ “Epistolario” qui riprodotto – un biglietto di auguri – reca la data 1971-72.

Viene qui riportato (e riprodotto fotograficamente) un insieme di lettere e biglietti indirizzati da Sylvano Bussotti a Carlo Prosperi tra il 1950 e il 1954. Tema di fondo è l’ammirazione di Bussotti per i successi dell’amico nonché il riconoscimento dell’importanza di Prosperi nella sua personale formazione

La contemporanea presenza dei Fondi Betocchi e Prosperi presso l’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto G.P. Vieusseux rappresenta l’ennesimo elemento di contiguità tra due amici legati da un comune sentire espresso dall’uno attraverso la poesia e dall’altro attraverso la musica. L’intervento di Gloria Manghetti rievoca, in particolare, l’incontro tra i testi di Betocchi e la musica di Prosperi in “Noi soldà”, “Tre canti” e “Canti dell’ansia e della gioia”.

Il testo prende in esame l’ “Elogio della follia”, il balletto composto da Carlo Prosperi, tra il 1977 e il 1978, sulla scorta dell’incontro del musicista con l’opera del grande umanista.

Il saggio si sofferma su “Noi soldà”, l’opera dedicata da Carlo Prosperi al sacrificio degli alpini sul fronte russo. Costruito su stralci del romanzo di Giulio Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio”, “Noi soldà” prevedeva in origine anche l’utilizzo di alcune liriche di Brecht, poi vietate per ragioni editoriali. Toccò così a Betocchi, legato a Prosperi da un rapporto di profonda amicizia, scrivere un testo per una musica già esistente. Il risultato fu pienamente rispondente alla sensibilità sia di Prosperi che di Bedeschi.

Sull’onda del ricordo personale, Piero Bellugi rievoca le interferenze, possibili e mancate, al confine tra musica e poesia, tra Carmelo Bene e Carlo Prosperi.

Il saggio mette in rilievo la particolare versatilità di Carlo Prosperi nel tradurre in musica il “materiale” fronitogli dalla letteratura. Viene qui esaminato, in particolare, il rapporto della musica di Prosperi con i “Lirici greci” tradotti da Salvatore Quasimodo, con la poesia montaliana “Marezzo” e con il componimento di Hölderlin “O Diotìma”.

Attratto, come molti, dal “Canzoniere” petrarchesco, Prosperi musicò, per soprano e viola, “Tre poesie dal “Canzoniere” di Francesco Petrarca”. Musica e poesia sono, per Prosperi, accomunate dal medesimo desiderio di esplicitare il ritmo in uno spazio temporale.

Il motivo della notte, caro da sempre agli artisti, si presenta anche nelle composizioni di Carlo Prosperi. Due terzi della sua produzione si basano sull’elemento strumentale, un terzo su quello vocale. Proprio in quest’ultimo, nell’attraversamento che il musicista fa di poeti e scrittori, dal mondo classico a quello contemporaneo, Prosperi si incontra e predilige il tempa della notte

Il saggio, in lingua francese, esamina l’apporto dell’opera di Carlo Prosperi all’interno dell’attività delle avanguardi musicali europee del Novecento.

Il sodalizio tra i giovanissimi Álvaro Company e Carlo Prosperi proseguì nel corso degli anni coagulando intorno a sé diversi altri compositori, tutti animati dal desiderio di confrontarsi sul fronte della ricerca musicale. Il progetto di una “Scuola” in cui l’organizzazione didattica fosse in grado di diffondere nuove tecniche trovò numerosi ostacoli da parte delle istituzioni.

“In nocte secunda” di Carlo Prosperi accompagna in modo perfetto l’atmosfera misteriosa e indefinibile creata in un film presentato a corredo di una tesi di laurea in Architettura. Il soggetto del film racconta di un ipotetico Viaggiatore del Tempo che compie un percorso iniziatico venendo a contatto con un certo numero di capolavori artistici antichi. Cospicuo è l’apparato di foto che riproduce tali capolavori.

Nel Novecento si attua una riscoperta del legame musica-matematica, già messo mirabilmente in rilievo da Johann Sebastian Bach ma affievolitosi durante il Romanticismo. Con gli studi sulla dodecafonia la musica riesce a fondere oggettività e soggettività in un tutt’uno, richiamandosi, nel campo della vocalità, a tradizioni medievali o ai primi melodrammi. In questo contesto vanno letti i “Cinque contrapuncti” tratti da “L’arte della fuga” di Prosperi.

Il saggio sottolinea come la libertà fosse il massimo ideale perseguito da Prosperi sia da uomo sia da compositore. Con l’aiuto dei testi teorici da lui lasciati, è possibile tracciare le tappe del suo percorso artistico che si snoda attraverso la mediazione tra tradizione e innovazione da un lato e tensione concettuale dall’altro.
Le composizioni a ridosso degli anni Sessanta portano il segno dell’originalità del compositore che opera un aggiornamento linguistico al fine di ribadire la rinnovata capacità comunicativa della musica.

Oggetto del corposo saggio di Grondona è l’esame di “Tityrus”, per quattro flauti dolci e un esecutore (1973). La composizione esemplifica in modo perfetto i principi compositivi e teorici al procedere creativo e formale di Prosperi che trovano espressione nell’uso di una dodecafonia “mite”.

Nel 1975 Prosperi compose “Chant”, in ricordo del maestro-amico Luigi Dallapiccola. Nell’opera è possibile leggere una metafora negativa della “prigione di dolore conseguente alla perdita di un caro amico” e in tale chiave di lettura si configura come un ulteriore omaggio au compositore come Dallapiccola che aveva più volte esplorato il concetto di prigione nella sua opera.

Vengono qui prese in esame alcune opere della maturità artistica (1968-1982) di Carlo Prosperi: “In nocte secunda”, “Chant”, “Elogio della follia”, “Canti dell’ansia e della gioia”.

Il saggio, qui proposto in tedesco e in italiano, si sofferma sullo studio condotto da Prosperi sulla vocalità, in cui l’innovazione non perde mai di vista il contatto con la tradizione musicale italiana di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi.

Un ruolo importante nell’opera di Carlo Prosperi è giocato dalla sua attività didattica che può definirsi parte integrante della sua attività di compositore. L’incessante lavoro di autoanalisi a cui egli si sottopone passa per l’elaborazione di manuali che egli destina a un vaglio costante sul piano pratico.

L’intervento di Orselli si sofferma sulla “vita” di Carlo Prosperi all’interno del Conservatorio fiorentino dove il compositore insegnò.

Il contributo di Eleonora Negri ripercorre l’attività di Carlo Prosperi come compositore, insegnante e operatore culturale, rimarcando l’ingenerosa accoglienza a lui riservata, a fronte di tale impegno, dalle istituzioni fiorentine.

Il testo costituisce una testimonianza diretta, sollecitata da Mario Ruffini, curatore del volume, dei rapporti tra Luciano Alberti e Carlo Prosperi.

L’intervento di Sperenzi si sofferma sull’impegno civile di Carlo Prosperi e Luigi Dallapiccola che, a più riprese, insieme ad altri compositori fiorentini, sollecitarono un maggiore interesse da parte delle istituzioni fiorentine per la musica contemporanea. Il testo è corredato di tre documenti ( l’ “Intervento di Luigi Dallapiccola” al Convegno nazionale “Il Teatro Comunale di Firenze e il teatro musicale italiano”; il “Documento conclusivo” dello stesso Convegno; la “Lettera del 2 marzo 978 al Sindaco di Firenze”) più l'”Elenco cronologico (1950-90) di tutte le esecuzioni dei brani dei ventuno compositori fiorentini.

Il saggio dà conto della frequentazione che Carlo Prosperi ebbe con l’opera di alcuni protagonisti del mondo delle arti figurative (Maccari, Martini, Gallo) e delle lettere (Montale, Quasimodo, Betocchi) e della suggestione da questi esercitata sulla sua opera.

Il saggio trova le sotterranee corrispondenze tra l’opera del compositore Prosperi e quella di due artisti come Corrado Cagli e Giuseppe Gavazzi.

L’intervento dà conto dei criteri di ordinamento seguiti nell’accogliere il Fondo Prosperi nell’Archivio Contemporaneo del Gabinetto G.P. Vieusseux.

L’intervento dà conto dei procedimenti utilizzati per conservare e recuperare all’ascolto il materiale sonoro donato nel 2004 dalla figlia di Carlo Prosperi al Conservatorio “Luigi Cherubini”.