Antologia Vieusseux | 2003 | N. 25-26

L’Editoriale di Giovanni Gozzini, Direttore del Gabinetto Vieusseux, propone una riflessione sulla Shoà e sulla necessità, oggi più che mai, di fare i conti con essa.

Viene esaminato il rapporto tra due riviste ottocentesche, “Antologia Vieusseux” e “La Voce della Ragione”, espressione di due differenti alternative politiche che individuavano proprio nel giornalismo lo strumento per convogliare consensi intorno alle proprie idee. Il periodico del Vieusseux trovò una programmatica opposizione nella persona del conte Monaldo Leopardi, direttore della “Voce della Ragione”, che in più di un’occasione lanciò strali polemici contro gli scritti pubblicati nella rivista fiorentina nel tentativo di richiamare l’attenzione delle autorità toscane che, di fatto, sopressero l'”Antologia” nel giugno del 1833.

Il saggio mette in luce i rapporti tra lo scultore americano Hiram Powers e la poetessa Elizabeth Barret Browning, incontratisi a Firenze nel 1847, città in cui la Browning si era appena stabilita con il marito Robert. Negli anni della loro frequentazione Powers e la Barret si confrontarono su diversi temi (la scultura, lo spiritismo) scoprendo una sostanziale affinità nella condivisione del pensiero di Swedenborg per il quale, dopo la morte, l’anima assume la forma del corpo spirituale.
Il saggio è corredato dalla pubblicazione di cinque lettere inedite (di seguito offerte anche in traduzione italiana) che lo scultore e la poetessa si scambiarono tra il 1853 e il 1856.

L’intervento dà conto di un annuario pubblicato dal 1937 al 1940 dall’editore Vallecchi di Firenze: l'”Almanacco dei Visacci”. Questa pubblicazione, nata dalla collaborazione di un gruppo di “uomini di penna” e di “uomini di pennello”, definitosi dei “Visacci”, coagulatosi attorno alla figura di Enrico Barfucci, si proponevadi propugnare la cultura fiorentina e di celebrare lo spirito toscano. Peculiare luogo di incontro dei Visacci e, nel contempo, elemento necessario allo stesso processo creativo, era l’osteria di Giovacchino, testimone, ma anche protagonista, delle discussioni colte tenute alla sua tavola.
Una scheda tecnica posta in calce all’intervento ci informa di come l'”Almanacco dei Visacci” sia consultabile in versione digitale grazie alla riproduzione realizzata nell’ambito del progetto C.I.R.C.E.

Aglaia Viviani racconta le vicende biografiche vissute, durante la seconda guerra mondiale, da alcune “bambine della Shoà”: Janina David, Judith Kerr, Lia Levi, Giacoma Limentani, Liliana Treves Alcalay, Hannele Zürndorfer.

Oggetto del saggio è il lungometraggio d’esordio di Pasolini regista, “Accattone”, che viene esaminato nei suoi rapporti con il Neorealismo e nelle suggestioni provenienti da altri modelli, cinematografici e no. Particolare attenzione viene dedicata alle componenti tecniche dei film come la fotografia, la musica e la sceneggiatura.

Pur premettendo che la magmaticità degli eventi a cui stiamo assistendo non ci consente di tracciare un bilancio su uno dei pontificati più lunghi della storia, Melloni si sofferma sugli aspetti più significativi dell’azione di Giovanni Paolo II.

Legato ai due scritti successivi di Marco Marchi e di Rita Guerricchio dall’indicazione “Ricordo di Luigi Baldacci”, l’intervento di Giorgio Luti si snoda sul filo della memoria personale, come una testimonianza del legame – nato nel 1949, negli anni universitari di entrambi – con l’amico scomparso.

Il ricordo, dai toni quasi ossequiosi, fatto da Marco Marchi restituisce testimonianza, sia pure sul versante delle conversazioni private, dal magistero intellettuale di Luigi Baldaci e delle comuni passioni letterarie come quella per lo scrittore Federigo Tozzi.

L’intervento di Rita Guerricchio ripropone al ricordo dei convenuti all’incontro svoltosi al Gabinetto Vieusseux il 4 ottobre 2002 e ora ai lettori dell'”Antologia” gli aspetti più significativi della personalità e dell’identità di critico di Luigi Baldacci.

Cogliendo l’occasione della pubblicazione del volume di Susanna Ragionieri, “Bruno Bramanti pittore e xilografo” (pubblicato dalla fiorentina Olschki nel 2002), l’intervento si sofferma sulla figura dell’artista, sulle sue frequentazioni, sulle sue opere.

L’intervento si offre come un ricordo di Alberto Predieri, dagli anni in cui, giovanissimo tenente, fu inviato in Grecia e in Russia durante la seconda guerra mondiale fino all’esercizio della pratica forense e alla sua attività di studioso del diritto.