Annali d’italianistica | 2000 | N. 18

Il direttore degli “Annali” accenna alle ragioni del tema monografico dedicato agli esordi ed alle parti finali nei testi e sintetizza i contenuti dei vari saggi pubblicati.

Riflessioni sulla lingua della “Scienza nuova” che giungono ad individuare, nella prosa scientifica vichiana, un punto di equilibrio tra tradizione ed innovazione. Il saggio è corredato da una bibliografia.

L’autore riferisce i risultati di una ricerca condotta sulle modalità di lettura di un gruppo di studenti relativamente alle parti iniziali di otto testi novecenteschi di tipo diverso (“Tre operai” di Carlo Bernari, “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia, “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino, “Breve storia della musica” di Massimo Mila, “Linee di storia della filosofia” di Nicola Abbagnano, “Storia dell’Italia moderna” di Giorgio Candeloro, “Il male oscuro di Giuseppe Berto e “Nuovo commento” di Giorgio Manganelli). L’articolo è corredato da una breve bibliografia.

L’indagine sull’esordio e sulla conclusione nella novella ha offerto lo spunto, nel Novecento, per numerosi approcci critici a tale genere narrativo. L’articolo esamina le teorie controverse sulla definizione dei limina testuali e della loro natura ambigua, sulla identificazione di modelli per la loro classificazione ed, infine, analizza la recente fioritura di testi non accademici sullo stesso argomento. L’articolo è corredato da un’ampia bibliografia.

L’autore parte dalla considerazione che gli scritti di Tabucchi tra il 1975 ed il 1997 articolano un preciso progetto di tipo intellettuale e letterario. Tale progetto nasce dalla lettura di Lacan, Blanchot e di altri simili, in contrasto con le classiche formulazioni di postmodernismo italiano proposte da Eco e Vattimo e termina con la diagnosi di una “fine” della credibilità delle produzioni narrative storiche nate tra il vecchio autoritarismo e l’attuale democrazia. L’articolo è corredato da una bibliografia

L’autore parte dall’ultima, sospesa eredità di Calvino per il nuovo millennio, che riguarda i concetti d’inizio, fine, chiarezza, coerenza. Riva, inoltre, esplora la sostanziale ansietà di Calvino sulla natura ed il futuro dell’arte narrativa nell’età dei media, espressa più chiaramente in “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.

L’autore considera l’esordio e la conclusione di un testo narrativo da differenti prospettive, rilevando la rottura del canone letterario in Italia nei cosiddetti scrittori ‘emarginati’. Klopp esamina alcuni esempi di scritti nuovi per il canone italiano e conclude suggerendo che una disgregazione o un deterioramento dei limiti canonici sono forse fenomeni tipici di un processo di consolidamento della letteratura attraverso il Novecento.

L’autore propone la lettura dell’intera opera dantesca secondo un’unica prospettiva che converge sul mito e la teoria di Northrop Frye degli archetipi. In tal modo, egli vuole dimostrare come gli incipit danteschi si basino sul quadruplice mito giudeo-cristiano, che descrive l’esistenza di ogni essere umano, sia individualmente che nel contesto dell’umanità, che si snoda lungo un asse storico-temporale: la creazione del genere umano, la caduta, il rinnovamento e la redenzione, precisamente, dall’inizio alla fine. L’articolo è corredato da una bibliografia.

L’autrice esamina il racconto di Narciso dal “Roman de la Rose”, l’episodio di Pier della Vigna nel tredicesimo canto dell’Inferno dantesco e la metamorfosi di Fileno nel “Filocolo” del Boccaccio, al fine di mostrare come un episodio possa avere una propria conclusione ed, al contempo, confermare la risoluzione dell’intera opera letteraria. L’articolo è corredato da una bibliografia.

L’autore esamina la letteratura odeporica dal quattordicesimo al diciannovesimo secolo, concludendo che, laddove la narrativa di viaggio rinascimentale si sofferma solitamente su semplici cronache, la curiosità intellettuale del diciottesimo secolo e l’egotismo del diciannovesimo pongono gradualmente l’io del narratore al centro del discorso letterario. Il viaggio diventa la scoperta di sé in relazione al mondo circostante. L’articolo è corredato da una bibliografia.

L’autore esamina i concetti di principio e di fine nel vasto diario di Santa Veronica Giuliani. Nell’opera della mistica si riscontrano guarigioni ripetute (chiusura-fine) e repentine riapparizioni delle piaghe (apertura-inizio). Entrambi gli eventi sono segnali dell’inizio e della fine di una comunicazione divina. L’articolo è corredato da una bibliografia.

L’autrice esamina i testi sulla maternità del diciannovesimo e ventesimo secolo. L’analisi sottolinea le connessioni letterarie, scientifiche e teoretiche fra gl’inizi di un soggetto umano (il feto) e la fine di un altro (la madre gravida).

L’autrice sottolinea la complessità della narrativa di Gadda che costringe il lettore ad un itinerario attraverso esordi, intermezzi e chiusure, servendosi dei concetti più largamente diffusi sulla narrativa come di una struttura testuale di comprensione.

L’autrice esplora le interrelazioni negli esordi e nelle conclusioni tra le opere di Manzoni, Tozzi e Calvino, Concentrando la sua analisi sui passi che riguardano l’atto stesso della lettura e le ricorrenti descrizioni di strade.

Nel saggio si analizza il romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore…” al fine d’identificare i temi, le strutture narrative e, soprattutto, il postmodernismo di Calvino. Il saggio è corredato da una bibliografia.

Nel saggio viene analizzata l’opera di Guido Piovene “Le stelle fredde”. L’incipit della narrazione si configura come il desolato presagio di una fine, è la riflessione dell’autore sulle future condizioni della mitografia occidentale, una canzone rituale di agonia degli archetipi simbolici di un processo culturale millenario.Il saggio è corredato da una bibliografia.

Nell’articolo viene esaminata la conclusione nelle varie stesure dell’opera di Beppe Fenoglio, allo scopo di dimostrare che, in “Partigiano Johnny”, la morte del protagonista è al contempo presagita, necessaria ed inevitabile e spinge il narratore a ricercare il senso dell’esistenza del suo protagonista.

L’autrice analizza il processo dinamico della soggettività in Pasolini nel “Decamerone” ed identifica in esso alcune figure femminili come sorgenti vitali e rigenerative per l’autocoscienza del soggetto maschile, puntualizzando che la loro presenza stimola il processo della soggettività umana.

Attraverso una serie di analisi interpretative a largo raggio su temi vari come letteratura, filosofia, storia e socio-politica, l’autore sottolinea la problematica natura dell’esperienza umana che procede attraverso evidenti contraddizioni ed incoerenze, offrendo, per questo motivo, provocatorie interpretazioni sul millennio trascorso e sul futuro che attende il genere umano.

Una raccolta di undici poesie dei seguenti autori:Laura Stortoni, Tomaso Kenemy, Mario Baudino, Roberto Mussapi, Gabriella Galzio, Roberto Cariffi, Giuseppe Conte, Rosita Capioli, Massimo Maggiari, Alessandro Carrera, che celebrano la fine e l’inizio di due millenni. I testi in lingua inglese forniscono traduzione a fronte in lingua italiana.

L’intervista ripropone le opinioni dello scrittore su temi disparati, seppur coesi da un discorso unico: La scrittura, la letteratura, la militanza politica e quella di volontariato, l’esperienza di critica letteraria, il rapporto con il passato, con la sua opera e con il suo pubblico. L’intervista è corredata da una bibliografia delle opere di Erri De Luca.

L’articolo fa da introduzione alle recensioni di quattro raccolte di poesie pubblicate ultimamente da poeti del Mitomodernismo, un movimento culturale fondato nel 1995 dal filosofo Stefano Zecchi e dai poeti Giuseppe Conte, Tomaso Kemeny,e Roberto Carifi.

La rubrica contiene delle brevi recensioni su sette pubblicazioni di saggi e riviste di italianistica editi tra il 1997 ed il 1999.