Allegoria | 2013 | N. 67

Si presenta il tema del fascicolo rivolto all’analisi della figura di Edward Said. A distanza di dieci anni dalla morte, la redazione della rivista dedica al noto intellettuale scritti di vario genere che raccolgono ricordi personali, saggi di storia politica, contributi di critica letteraria e musicale ed interventi specifici sul testo “Orientalismo”.

Traduzione del testo “Edward Said Remembered on 9/11/2004: An Interview with Gayatri Chakravorty Spivak” (in “Edward Said: A Legacy of Emancipation and Representation”, a cura di A. Iskandar and H. Rustom, University of California Press, Berkeley-Los Angelese 2010, pp. 53-59), in cui l’autore intervista Said, suo amico e collega, in occasione del terzo anniversario dell’attentato al World Trade Center di New York.

Il contributo si sofferma sul testo “Per una critica secolare” di Edward Said, pubblicato nel 1983 come introduzione a “The World, The Text and the Critic”, considerato come una condonna definitiva di ogni varietà di critica formalistica, sia nella forma di analisi testuali disimpegnate che in quella di teoria orientata a trattare la letteratura come regno isolato. L’autore intrepreta l’opera di Said come una anticipazione di una visione globale in grado di travalicare i confini nazionali e di promuovere un canone di letteratura mondiale.

Nel ripercorrere l’importanza dell’eredità intellettuale di Said nel mondo arabo, il contributo si sofferma sulla ricezione delle sue opere nei circuiti intellettuali arabi ed, in particolare, del suo noto “Orientalismo”.

Il contributo mette in luce le due differenti percezioni di Edward Said nel mondo israeliano: da una parte il modo in cui il Said politico è stato recepito e avversato, dall’altra quello in cui il Said intellettuale ha contribuito alla mascita ed alla diffusione del post-sionismo. Il saggio si conclude con un’analisi dei legami che Said costruì con alcuni settori della società civile israeliana, come la creazione di un’orchestra mista arabo-israeliana.

L’A. analizza la riflessione estetica e l’attività politica dell’ultimo Said, prendendo spunto da alcuni suoi testi come “Sulle cause perse” (1997). L’analisi si concentra su alcune vicende biografiche e politiche del noto intellettuale che lo portarono a ripensare un itinerario di pace alternativo che avesse come ultima meta la fondazione di un unico stato binazionale, di cui la creazione della West-Eastern Divan Orchestra (con Daniel Barenboim) ne è anticipazione estetica e critica del presente politico.

Il contributo, partendo dall’analisi delle interazioni tra studi culturali e letteratura, si sofferma sull’attegiamento di Edward Said nei confronti di tali interazioni. L’indagine si sofferma sulla percezione da parte dell’intellettuale di due grandi romanzi ottocenteschi, “Mansfield Park” di Jane Austen e “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.

Il saggio, partendo dall’analisi dell’opera di Edward Said “Out of Place” (“Sempre nel posto sbagliato”) si sofferma sulla percezione della dimensione urbana vissuta dal noto intellettuale. L’esperienza metropolitana di Said è infatti ‘caratterizzata da divisioni spaziali, specchio di un mosaico di classi sociali e gruppi etnici: tale condizione di ibridazione culturale, frutto della condizione coloniale, produce molti stimoli, controbilanciati però da un clima di cronica instabilità’.

Il contributo si sofferma sul complesso rapporto tra Said ed il mondo della musica, sia sotto il profilo biografico che critico-estetico. Le preferenze di Said si orientarono verso autori eccentrici e per certi versi sperimentali (Gould, l’ultimo Strauss, il tardo Beethoven).

Intervista a Biancamaria Scarcia sull’impatto dell’opera di Said sulla cultura araba contemporanea e sul ruolo degli studi post-coloniali oggi.

Marco Gatto, nel ricostruire le fondamenta teoriche della famosa opera di Said “Orientalismo”, ne analizza i rapporti con la tradizione filosofica di matrice strutturalista e materialista. Stefano Guerriero analizza l’opera di Said collocandola nella carriera dell’autore in uno sguardo retrospettivo a partire da altre sue famose opere (come “Umanesimo e critica democratica”), fino ad arrivare a “Orientalismo” stesso.

Replica dell’autore al saggio di Remo Ceserani intitolato “La maledizione degli ‘ismi'” apparso nel numero 65-66 di “Allegoria”.