Allegoria | 2006 | N. 52-53

Il contributo si sofferma sulle difficoltà incontrate dalla critica tematica nel definire il suo oggetto di indagine. Spesso la reazione al formalismo ha prodotto infatti ‘operazioni di tipi tematico a forte rischio di reificazione e di grezzo contenutismo’. L’A. vuole invece dimostrare, tramite alcune esemplificazioni che dal Petrarca giungono all’Alfieri e al Rousseau, come solo una prassi di astrazione testuale possa ‘individuare i procedimenti di formalizzazione entro cui l’opera ritaglia il suo rapporto con il referente extratestuale’.

In contrapposizione ai vecchi giudizi critici, che videro nella disorganicità di composizione del “Mastro-don Gesualdo” un grave difetto di tipo artistico, il contributo si incentra sulla importanza di tale disorganicità, che fa emergere la vera dimensione storica del romanzo verghiano.

Il contributo propone un’attenta analisi della novella di Musil “Il compimento dell’amore”, dove la vera protagonista sembra essere la contraddizione tra destino e caso da un lato e condizione civile e identità sentimentale dall’altro. Tale analisi offre lo spunto per ripercorre i cambiamenti subiti, nel primo Novecento, da una serie di temi quali il viaggio, il caso, il corpo e il destino.

Attraverso l’analisi di tutta l’opera narrativa di Volponi, l’A. tenta di riflettere sui ‘mutamenti’ relativi al tema del lavoro, terreno privilegiato per affrontare riflessioni di tipo socio-economico e storico-culturale. Emergono così alcuni tratti salienti della classe operaria e dirigenziale italiana: ‘dalle illusioni del boom economico alle utopie tradite dalla svolta industriale; dalla fine del borgo all’affermazione della metropoli e dei suoi valori immateriali’.

Si propone una lettura della raccolta montaliana “Ossi di seppia” come una sorta di romanzo dell’identità, che si organizza sulla base del ritorno del protagonista alla casa paterna. Un tentativo del personaggio poetico di pervenire ad ‘una sicura e definitiva identità sociale ed esistenziale, in seguito alla perdita della condizione appagante vissuta nel periodo infantile’.

L’A. analizza il romanzo “Petrolio” tramite il processo della ‘riscrittura’, elemento che permette di legare l’opera pasoliniana al Postmoderno e di leggerla come ‘se fosse uno scritto di secondo grado, una moderna pergamena che permette però ancora di decifrare in trasparenza l’antica iscrizione sotto la nuova’.

Il contributo ripercorre la nascita e lo sviluppo del postmoderno italiano, analizzandone le fasi più salienti.

Tramite l’analisi dell’intera opera di Balestrini (dalla raccolta “Le avventure complete della signorina Richmond” al romanzo “Chanson de Roland”) si evidenzia un vero esempio concreti di scrittura epico avanguardista.

Partendo dalla definizione di ‘tema’ e dall’oggetto studiato dalla critica tematica, l’A. si sofferma sullo stato di crisi della critica tematica, che evidenzia come spesso essa non sia sorretta ‘da una riflessione teorica che ne indichi ambiti di pertinenza, interessi, metodi e finalità’.

Il saggio propone una lettura sintetica ma complessiva sul lavoro di A. Leone de Castris, nel tentativo di evidenziare la più grande intuizione dello studioso, quella di aver capito che negli studi è nel modo di interrogare l’oggetto, piuttosto che nella somma infinita delle informazioni, la condizione della vera crescita conoscitiva.

Rassegna critica di alcuni recenti volumi antologici pubblicati nel corso del 2005.

Alcune riflessioni critiche su una recente edizione dei “Sonetti satirici e giocosi” di Rustico Filippi (Rustico Filippi, Sonetti satirici e giocosi, a cura di S. Buzzetti Gallarati, Roma, Carocci, 2005).

Per ovviare allo stato di crisi culturale che ha visto coinvolta la scuola negli ultimi decenni, l’A. propone agli insegnanti di Lettere un maggior impegno didattico, tra cui quello di far capire agli studenti che la letteratura deve necessarimente essere ‘storicizzata’, pena la sua riduzione a mera alternanza di nozioni. Non si tratta, come sottolinea l’A., di ‘piegare la letteratura alle esigenze della storia’ ma di ‘valorizzare la sua complessità, il suo linguaggio plurivoco, proponendo autori di volta in volta adatti a una lettura pluriprospettica’.